VERITA’ O ARBITRIO: LA MISSIONE DELLA VERA MEDICINA
Giuseppe R.Brera
- 1. Sofferenza , speranza e libertà
La vita in alcuni momenti può essere sentita come insopportabile perché determinata e dipendente da altri ,un senso di non “farcela più” , un peso insopportabile anche nel vedere la sofferenza delle persone vicine. Quando la speranza non esiste , può nascere il desiderio di farla finita, di suicidarsi , come nella depressione endogena o in un dolore non tollerabile o nella convinzione di una non guarigione, anche se in medicina la prognosi infausta è sempre una probabilità mai una certezza, come insegna Lourdes, uno smacco per gli apostoli del determinismo e dello scientismo. La possibilità di guarire è spesso oggi confusa con la capacità nel dare e ricevere cura e la percezione del proprio stato è relativa al senso d’importanza della propria presenza nel mondo, cioè alla coscienza di un valore non contingente della propria esistenza superiore alla sofferenza e alla morte cioè di una libertà superiore alla condizione umana. Quando l’uomo dà un senso trascendente al soffrire, come sacrificio per amore, il mondo si riempie di una luce che illumina tutti. Questa è stata la rivoluzione di Gesù Cristo che ha generato luce e energia per il mondo eliminando la necessità antropologica della guerra . La soofferenza , la morte e la guerra non hanno più avuto l’ultima parola. Quando nella notte della disperazione, soprattutto per la perdita dell’ autonomia, confusa spesso con “libertà”-è tipico degli adolescenti- non è possibile provvedere da soli a un suicidio, allora si può fare strada l’idea di chiedere l’aiuto di un terzo, fatto oggi possibile dopo la sentenza della Corte Costituzionale che contraddice in modo radicale la Costituzione che difende la tutela della salute, alternativo a quello di uccidere un malato con tecniche indirette. La Corte con la sentenza ha di fatto annullato l’art. 32 della Costituzione, in quanto la salute che implica necessariamente la vita è un diritto fondamentale. Il diritto alla tutela della salute non coincide con il diritto alla morte ma necessariamente con la vita che la rende possibile. Chi dovrà applicare l’orologio elettronico al paziente per la dose letale, magari comandato a distanza da un App. con teschio ? Chi potrà evitare che questo sistema tele-criminale non possa essere applicato da un secondo “boia di stato” a anziani o pazienti ignari, sempre necessariamente un sanitario, un infermiere. Il vero problema di questi pazienti è la percezione del valore del proprio esserci e del proprio essere una persona umana , comprendere con l’aiuto di persone illuminate che la loro vita non può perdere l’essere soggetto-oggetto d’amore e di senso per tutti e per Dio. La Corte Costituzionale, ha introdotto in realtà una legittimazione culturale del suicidio della cultura occidentale che si è evoluta con la croce come bandiera, a partire da Costantino il Grande.
2. Il desiderio di morte è un fenomeno clinico e nessuno ha il diritto di entrare nel rapporto medico-paziente
L’idea di un suicidio è un fenomeno clinico frequente anche in gravi forme di depressione endogena , in cui la persona si sente colpevole di tutto anche di essere vivo, fatto che si può acuire quando la persona non autonoma vede che i prossimi fanno fatica e questo aumenta la sofferenza, generando sensi di colpa. La motivazione soggettiva alla morte fa parte della clinica che realizza il diritto alla salute possibile se il paziente vive. Una sorta di “suicidio biologico” è anche frequente negli anziani quando i figli fanno pesare il loro fare per loro. Questa documenta bene il rapporto tra soggettività e salute, colonna epistemologica della Medicina centrata sulla persona. Gli anziani spesso si ammalano e muoiono per la correlata caduta delle difese immunitarie in quanto si sentono in colpa , non più amati e degni di attenzione e rispetto. Un’ideazione suicida diretta o assistita fa parte del rapporto medico-paziente e della cura medica, indirizzata a dare salute-fatto prescritto dalla Costituzione-oggi tradita- anche nella modulazione del rapporto parenti-malato. Questo è un assioma della clinica. Nessuno , in primis lo stato, si può permettere di entrare con sentenze o leggi in un rapporto clinico , pena di un danno al paziente, che, con la legittimazione culturale del desiderio di morire, fuori dal contesto clinico, può sentirsi motivato e non metterlo in discussione per cercare la verità sulla sua motivazione, saltando il medico e affidandosi a un “boia di stato”. Per questo motivo la Corte costituzionale ha tradito se stessa e il suo ufficio in primis “il rispetto della persona umana”(art.32). La dignità umana, che la Costituzione tutela, si realizza nella verità e nell’amore, radici filosofico-cristiane della libertà e dell’Occidente, la cui possibilità è stata tolta dalla sentenza.
3. Il senso della sofferenza va oltre le nostre capacità di comprensione
Quando il medico si trova di fronte a un desiderio di morte si gioca il suo spirito morale, la formazione e le capacità professionali, che al limite, lo coinvolgono anche in prima persona chiedendogli anche di mettere sul tavolo anche i valori più alti della sua esistenza come la fede e l’attaccamento affettivo del paziente. Quando mi sono trovato diverse volte in questa situazione dopo aver valutato se l’idea suicida era motivata dalla mancanza di un reale attaccamento affettivo, formulavo la domanda: “Lo sa che Lei è amato da Dio nella sua individualità più di tutto l’universo fisico ?” Cercavo di far percepire, in un vuoto di relazioni affettive, l’esistenza di un rapporto affettivo tra Dio e lui-lei, trascendente il desiderio soggettivo ma contingente nell’attualità. Una volta, a conclusione di una psicoterapia- un cara persona mi disse: “ Vede dottore non mi sono buttata dalla finestra perché sulla sua scrivania ho visto il libro dei Salmi “. Il problema per l’uomo che vuole morire è avere coscienza che la sua vita non è relativa al suo desiderio e alla sua volontà, un mondo simbolico soggettivo sottomesso all’ arbitrio , ma proprio perché “simbolico” chiede un significato oggettivo . Il desiderio di morire deve essere messo in dubbio per consentire la ricerca una verità inconfutabile su sé e il mondo, anche se non percepita e che se scoperta permette di sentirsi e essere liberi. In questo Agostino d’Ippona è maestro: “ Se dubito vuol dire che esiste la verità” e l’uomo è fatto “ per essere, sapere e amare”. Oggi purtroppo la Chiesa, nella notte di un pragmatismo relativistico , si è dimenticata delle sue radici culturali. E’ la conoscenza della verità che fonda la libertà. Questo è un mistero fenomenologicamente irrisolvibile ma rivelabile alla soggettività nella relazione con chi è vicino, in primis il medico e i prossimi. La Fede è una grande risorsa psicologica nelle difficoltà della vita, anche estreme. Il comprendere che ognuno di noi e ogni situazione, anche se è fatta di sofferenze insopportabili e perdita dell’autonomia o sensi di colpa inconsci o consci , fa parte di un misterioso progetto di Dio, che si rivela nell’amore gratuito di chi è vicino. La prossimità affettiva e competente nella luce spirituale permette di capire come la nostra condizione può inserirsi in una storia dell’universo, ben più grande del nostro pensiero e vissuto e trova un senso nel generare amore. I monaci tibetani sostengono che l’universo, in senso fisico, è retto dall’amore e la fisica quantistica è vicina a questa idea. Il senso dato alla sofferenza ha dunque un valore che va ben oltre la nostra comprensione . Il pensare e sentire di non essere “Un granello di sabbia perso casualmente in un deserto”, sviluppo di un bellissimo pensiero di Carlo Casini, fa i conti in primis con il mistero dell’esistenza della nostra stessa vita , della nascita, dell’amore, del dolore, della sofferenza e della morte. Siamo fatti per i vermi o in noi e per noi c’è un disegno misterioso di verità, di amore e di bellezza, che trascende il tempo, c’è un ruolo determinante per la vita dell’Universo ? Chi dà un senso d’amore alla propria sofferenza è di fatto un nuovo Prometeo, amato non invidiato da Dio.
4. L’ideologia del suicidio assistito e dell’eutanasia nasconde un’aggressività mortale travestita da pietismo
Il pensare di essere fatti per i vermi, può giustificare il “carpe diem” e uno stile di vita edonistico-narcisistico, fatto di specchi , di vita virtuale sui “social”, di apparenza, di cui la nostra cultura è imbevuta, che lascia un vuoto tremendo quando non è più possibile e apre a falsi pietismi degli ideologi del suicidio assistito e dell’eutanasia che dovrebbero analizzare con la psicoanalisi le loro motivazioni -“formazione reattiva” secondo Freud- in cui l’aggressività si traveste da pietà. L’evento malattia, anche nei casi estremi, appartiene all’esistenza dunque è un possibile per essere, un interrogativo sulla nostra identità di uomini e quindi è una possibilità per cambiare punto di vista, entrando in un vero rapporto con se stessi, cioè la propria anima che è fatta naturalmente per la verità e la libertà, come appare anche nell’esperienza di molti pazienti, caposaldo epistemologico della Medicina centrata sulla persona.
5. La “lezione” della Croce di Cristo e la Chiesa
Solo assecondando la ricerca della verità sul nostro essere uomini e non cose, cioè “soggetti”, possiamo capire chi veramente siamo , sperimentando la nostra libertà sulla morte e la divinità della nostra natura. E’ la lezione della Croce di Cristo, massacrato e inchiodato per scelta e per amore dell’umanità. Cosa impariamo dal simbolo dell’Occidente ? Certamente che la libertà dell’uomo non dipende dalle possibilità di auto-determinazione , ma dal senso che egli dà al suo stato. Questo non vale solo per la malattia e la sofferenza per la perdita dell’autonomia ma anche per la nascita e l’amore. Chi tuttavia ha il potere di far perdere all’uomo la possibilità di un’autonomia di pensiero e di sentimenti, se non fattori interni a lui come i sensi di colpa, segno di una colpa ontologica esistente in un nostro essere non libero. Guardare alla Croce come salvezza dalla morte, offre la libertà dalla colpa. Oggi l’uomo sembra voler sfuggire al confronto con la croce di Cristo, la sua vita e il suo messaggio, radice dell’ Italia e dell’ Occidente, con il suo significato antropologico non solo mistico, che testimonia la vittoria della libertà dell’essere uomini sulla morte, nuova costituzione della libertà nell’amore sacrificale redentrice la colpa. l’Occidente si è totalmente dimenticato , sopratutto nei centri di potere che il tempo e l’universo sono misurati da Cristo, che si è posto come punto di partenza e punto d’arrivo. Siamo nel 2019 e saremo domani e dopo-domani in un tempo dopo la nascita di questo straordinario uomo , la sua croce e la sua resurrezione. Un nuovo tempo quotidiano di speranza e di vita eterna. Questo confronto esistenziale e culturale non è paradossalmente incoraggiato dalla Chiesa, caduta in un’oscurità pragmatico- relativistica , che parte dall’errore di Papa Bergoglio: “ La realtà è, l’idea si elabora” in Evangeli Gaudium , ma l’idea della verità è la realtà che ha permesso la sopravvivenza dell’umanità e il progresso. Il Papa confonde la realtà con il mondo sensibile-empirico, chiudendo così alla necessità dell’uomo di un’ interpretazione oggettiva della natura del proprio essere entro limiti certi, fatto che sta portando l’insegnamento della teologia cristiana al relativismo morale e alla scomparsa del linguaggio evangelico: “Si/no”, un’idea che nasce dalla logica aristotelica. L’essere non può non essere. Anche un Papa può sbagliare. Alla base di un vero potere delle tenebre, che ha pervaso anche la Corte Costituzionale, e che allontana dal confronto con la radicalità della Croce c’è la perdita della radicalità degli opposti: si/no-Vero/falso, Vita/morte, amore/odio. Non è possibile un confronto vita/morte sena la radicalità del si/no. La Chiesa tuttavia dopo S.Giovanni Paolo II° e Papa Benedetto ha perso penetrazione culturale e linguaggio forte, contraddittorio, radicale, anche se ha criticato la scelta scellerata della Corte Costituzionale ed è sempre dalla parte della vita di chi soffre. l'”essere” viene prima del “fare” e entrambi non possono essere separati dal “sapere” e dall’ “amore”. (S.Agostino). Anche nella medicina moderna fondata sul concetto del “ prendersi cura”, istituito dalla lezione di Cristo sul Buon Samaritano, c’è la straordinaria domanda socratica a Gesù di Pilato: “Che cosa è la verità” , l’altra radice irrinunciabile dell’Occidente: il “ Ti esti “ (il cosa è ?) socratico: la metafisica affossata da Marx, Comte, Sartre. Ma il “cosa” è stato sostituito dal “Chi” dal Buon samaritano , di fronte alla sofferenza e alle domande anche di morte. Il chiudere un paziente nel suo problema e nella sua soggettività significa ucciderlo. , come insegna il nuovo concetto di salute ” La scelta delle migliori possibilità per essere la migliore persona umana” che chiede l’apertura al possibile dell’amore, della verità e della bellezza, per la costruzione dell’essere una persona umana nella speranza tale che possa dare una risposta al mistero dell’esistenza, non la chiusura.
6. La vittoria sulla sofferenza e la morte
Come ha evidenziato Paul Tournier-padre spirituale della Medicina centrata sulla persona nel suo straordinario saggio “Medicina e Persona”- , l’importanza della nostra vita e delle nostre radici culturali non può fare a meno della Croce di Cristo, che ha cambiato tutto, come anche Friedrich Engels e Friedrich Nietzsche, sostenevano, perché con il gesto eroico di sacrificarsi per amore affrontando con coraggio il martirio per amore, quest’uomo, ha cambiato le sorti e il destino dell’umanità e di ogni uomo, introducendo l’idea del “sacrificio per amore” e la sofferenza come possibilità di libertà assoluta di dono e di eroica vittoria sulla morte. Una nuova verità di natura divina, a cui l’uomo è chiamato, entrò nella storia e può far sperimentare che la condizione umana può essere un dono d’amore vittorioso sulla morte, rendendo l’uomo libero, fondante una nuova reciprocità affettiva tra le persone, e facendo percepire a chi si sente abbandonato solo e sofferente, che la Croce può generare amore, come sanno le madri di molti disabili e molti malati cronici.
7. L’ideologia radicale è fondata sull’arbitrio non sulla ricerca della verità
La Corte costituzionale ha voluto istituire una ideologia che strumentalizza il desiderio di morte : “Se mi permettono il suicidio vuol dire che non sono niente, sono uno scarto , invece di crearmi possibilità per stare bene” come ha scritto un malato di SLA su Avvenire. Il desiderio suicida è in realtà una provocazione: “Vediamo un po’ se siete capaci di farmi amare la vita in questa condizione ” o il sentirsi importanti perché capo fila di un’ideologia radicale. La nostra cultura, purtroppo, sta ideologizzando, anche su spinta di movimenti politici come i Radicali l’assunto: “ E vero ciò che io sento o penso”, confondendo arbitrio con libertà. Al desiderio o volontà di morte, questa cultura che fa interiorizzare il consumo dell’oggetto-sé e dell’altro per motivi di “marketing”, come “usa e getta”, deve dunque ripartire dalle radici, dall’idea della verità oggettiva , un’idea dell’essere : da Socrate, Platone e Aristotele e alla Croce di Cristo cioè dalla verità e dall’amore fondanti la libertà dell’uomo. In particolare lo deve fare la Medicina con la Medicina centrata sulla persona-un cambiamento epocale di paradigma nato in Italia nel 1999- che oggi deve applicare nella clinica il nuovo concetto di salute nato da essa: “ La scelta delle migliori possibilità per essere la migliore persona umana” Oggi il medico dovrebbe essere preparato a acquisire anche con capacità di counselling capacità maieutiche dell’essere-persona del paziente, riscoprendo la nobiltà della sua professione non la sottomissione ad asfissianti burocrazie amministrative telematiche che lo vogliono ridurre a funzionario bio-tecnologico, riducendosi a essere strumento controllato dallo stato, “parafulmine” dei problemi della nostra cultura e degli errori e delle omissioni di governi. I medici che hanno applicato in ambulatorio la Medicina centrata sulla persona e il “counselling medico” hanno avuto risultati straordinari.(leggere l’articolo sul sito)
8. Medici non “Boia di stato”
Dato che un desiderio suicida è unproblema clinico e non altro, assecondare che uno stato anonimo e impersonale tramite dei “boia” prezzolati dal Servizio Sanitario Nazionale-fatto ripugnante- possa assecondare una volontà di morte, è aprire o chiudere le possibilità per essere una persona umana , per acquisire una dignità irriducibile ? Se la coscienza dei medici è orientata alla libertà dell’uomo dalla malattia e dalla morte ed è fondata sulla ricerca della verità oggettiva insieme al paziente, certamente accettare che leggi necrofore e ignoranti autorizzino “boia di stato” a entrare in un rapporto clinico, rendendo impossibile o vanificando il lavoro medico-psicologico, assecondando suicidi o uccidendo- come già succede con l’aborto- significa rinunciare alla propria identità e alla propria missione esistenziale-culturale e a ogni fondamento etico e epistemologico della scienza medica. L’identità della medicina non è “la bio-tecnologia”, se pur necessaria, ma la cura clinica della persona il cui essere una persona sana, ne è il punto di partenza e d’arrivo. Con il nuovo concetto di salute risultato del cambiamento epocale della medicina, il lavoro del medico ma anche quello dell’infermiere, diventa più ricco, più profondo e “maieutico” .Questo richiede più tempo e valorizzazione culturale e politica del lavoro medico e sanitario e una nuova formazione, centrata sulla persona del paziente. I medici devono rifiutare le possibilità di un’obiezione di coscienza, perché la loro coscienza ha come fondamento la verità anche scientifica sulla natura umana e metterla in discussione significherebbe accettare la non esistenza di un significato etico oggettivo fondante la Medicina, accettando che lo stato con dei “ boia”, entri in un rapporto clinico, annientante la loro identità, e il loro lavoro. I medici in nome di una nobiltà e dignità di uomini e di professionisti ,da recuperare dove non esista più, per difendere i pazienti dovrebbero muoversi compatti e uniti per rivoluzionare la tendenza politica e statale che li vuole strumenti ignavi, al massimo “Obiettori” ,iniziando a neutralizzare una sentenza scellerata e facendo vedere chi comanda in Italia nella sanità e nella sua politica per il bene della popolazione. E’ una questione di potere, in cui la politica sanitaria deve essere riportata a essere figlia dei valori eterni della Medicina e del progresso scientifico. Questo lo devono fare i medici e gli infermieri stando dalla parte delle persone E’ necessario combattere ogni tentativo dello stato di sostituirsi alla coscienza medica relativizzandola all’ignoranza sulla natura umana e a una confusione tra verità e arbitrio. Questa oggi è la missione della vera Medicina e la ragione della nascita del Comitato Sanitario Nazionale.
*Direttore della Scuola Medica di Milano,Presidente della Società Italiana di Adolescentologia e Medicina dell’Adolescenza
Presidente Società Italiana di Adolescentologia e Medicina dell’Adolescenza,Secretary of the International Commitee of “La Charte Mondiale de la Santé-the World Health Charter
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