LETTERA APERTA
Gentile Direttore
Spesso leggo sul Corriere e su altre testate rilevi critici sulla fuga dall’Italia di decine di migliaia di giovani talenti scientifici che trovano spazio ,libertà e valorizzazione in Università o aziende straniere. Tuttavia questo è solo uno dei sintomi del fallimento del sistema universitario e scientifico italiano, un’ emergenza che da anni segnalo ai vari presidenti del consiglio ma ve ne sono molti altri. La cosa incredibile è che nessuno fino a oggi ha voluto mettere mano con serietà a una riforma del sistema i cui mali risalgono alla scellerata legge Prodi-Bassanini Berlinguer del 1998, di fatto anticostituzionale, perché investe lo stato di poteri di controllo del sistema -anche di chiudere le università – istituendo inoltre a livello regionale un conflitto d’interessi per la nascita di nuovi corsi per il parere chiesto dal MIUR alle università del territorio ,pubbliche e private per il rilascio dell’autorizzazione a dare un valore legale ai diplomi. Questo potere del MIUR è tuttavia autoreferenziale e illecito in quanto “il valore legale” dei diplomi accademici è inesistente sul piano giuridico, ai sensi dell’art 172 del DR 1592 del 1933. E’ in realtà un vecchio stratagemma burocratico per affermare un potere burocratico statale di controllo sull’innovazione accademica ,chiudendo così il sistema. E’ evidente che le università consulenti del MIUR , oltre a leggersi curriculum innovativi e a plagiarli, non hanno interesse alla concorrenza. Questo ha generato in passato vere trame mafiose , di cui sono stato testimone , e insieme a me altri rettori , penalizzando l’innovazione didattica e scientifica e il paese e danneggiandolo anche in aree delicate come la metodologia della formazione dei medici, oggi in Italia ancora al palo. Infatti ancora oggi non c’è docente in medicina , nelle università statali formato all’insegnamento e non esiste in Italia un dipartimento in “Medical Education” se si eccettua in un’Università libera di Milano che ne ha fatto la storia per l’innovazione non solo in Italia, avendo un dipartimento e l’unico dottorato di ricerca sulla materia esistente nel paese. ( Università Ambrosiana). L’evidenza giuridica che non è possibile attribuire un valore legale ai diplomi accademici dato che questo non esiste crea una vicenda kafkiana, quando si valutano tentativi di creare una discussione su sia meglio o no abolirlo, come ha fatto Monti. Infatti non si può abolire ciò che non esiste. Allo stesso modo siamo di fronte al paradosso che un ente non possa definirsi “Università”, se non abbia corsi che diano diplomi con un valore legale inesistente. Siamo al delirio di onnipotenza burocratica . Questo fatto è stato asseverato più volte da autorevoli costituzionalisti come Sabino Cassese e avversato solo come idea da Luigi Einaudi, che voleva un’università “vergine da bolli”, profetizzando il diplomificio a scapito della sostanza culturale , come anche il documento 218 del Senato del Marzo del 2011 ha asseverato. In poche parole siamo al paradosso che abbiamo un Ministero dell’Università e della ricerca “fuori legge” (con qualche bandito denunciato alla Magistratura) e che un Rettore di un’Università statale che conferisca un Diploma di laurea “in nome della legge”, come in una sentenza di condanna o di assoluzione, commette un reato penale di “abuso di potere”. In effetti per uno studente che ha sopportato anni di batterie di esami di anche stupidi curriculum, istituiti per giustificare ruoli accademici pagati dal contribuente, ci vuole “un’assoluzione” dalla colpa di avere sopportato la mediocrità dei docenti italiani, salvo qualche eccezione. Il denominatore comune paralizzante l’Università italiana e l’innovazione accademica è il potere burocratico dello stato , aumentato a dismisura e costruito negli anni da una vera cupola targata MIUR- CUN-CRUI che ha avuto negli anni la forza illecita di creare sempre più meccanismi burocratici ,naturalmente esigenti controllo , stipendi d’oro e privilegi a scapito dei giovani e della scienza. In qualche caso questo potere serviva per il controllo pre-ordinato dei concorsi, più prima del 2000. Vi sono stati docenti che hanno inviato prima dei concorsi raccomandate prevedendo i vincitori. Oggi vige il sistema meritocratico della “Qualità di stato” istituita da uno dei tanti stolti ministri dell’Università che si sono avvicendati, che ad eccezione di due importanti ricercatori (il Profumo e la Carrozza) ma ininfluenti e della Moratti che ha creato le Università telematiche , hanno brillato per insipienza , fino al penultimo parto politico: la “Più meglio” che aveva persino falsificato i titoli accademici. Dopo la famigerata legge Prodi –Bassanini , nel 2000 è stata la volta della “Zecchino”, salutata come un Nobel della giurisprudenza universitaria, perché finalmente rendeva libere le Università –rilascianti diplomi con valore legale inesistente-di fabbricare corsi , e ruoli accademici: una sorta di IRI dell’università. Questa fulgida legge , che ha voluto adattare in malo modo il nostro sistema a quello anglosassone, istituiva lauree triennali e magistrali o “specialistiche a ciclo unico” (mancava il tandem), master di “primo” e “secondo” livello e consentendo alle Università statali d’istituire ad libitum corsi , il che significa ruoli accademici, pagati dai contribuenti, veri vitalizi per la pensione ha incentivato la fantasia accademica e la fame di ruoli- vitalizio. Infatti in Italia un docente universitario anche se è ignorante, psicopatico o perverso è inamovibile.”. Una delle migliori pensate di questa legge è stato l’accesso ai Dottorati di ricerca dopo la laurea magistrale, cosi’ da determinare titoli presi a 30-32 anni (in media), in confronto con la media degli altri paesi (ca a 25 -26 anni). Ma questo poteva fare cassa per le Università, costringendo gli aspiranti ricercatori a iscriversi alla magistrale e non obbligando lo stato a pagare i dottorandi. Un vero successo per lo sviluppo del paese ! La fantasia accademica, dopo la “Zecchino” raggiunse livelli impensabili: nacquero dopo laurea triennale i dottori in “Scienze e tecniche equine” , (Parma) celebrati da stalloni e purosangue “Distillazione della grappa” celebrati dalle cantine e dalle osterie venete e friulane-finalmente baristi preparati ee molti alti “dott” anche in mediazione culturale nelle trasmissioni televisive. Finalmente fisioterapisti e gli infermieri e laboratoristi potevano chiamarsi “dottori” . Un anno più tardi I Rettori, che mai hanno promosso una riforma radicale del sistema e spesso nullità scientifiche, scesero in sciopero perché lo stato non aveva più soldi per pagare i nuovi ruoli accademici istituiti dai corsi triennali . Questo fenomeno è avvenuto solo in Italia .Dopo la Zecchino e la parentesi Mussi ( creatore del famigerato ANVUR cioè la qualità di stato) contro ogni buon senso, è stata la volta della riforma “Gelmini”. Questa luminare , ben addestrata da un funzionario del MIUR, firmo’ un’altra legge con evidenti elementi di anticostituzionalità e d’idiozia, come il numero di ore fisso d’insegnamento per i docenti e i concorsi nazionali per le borse di studio , esami di abilitazione nazionale e i concorsi per i posti di specialità medica, con un marchingegno burocratico per premiare economicamente le Università meritorie , e altre frignacce di tale genere La Gelmini realizzava cosi la mussiana qualità di stato e cristallizzava il suo potere sull’Università . I risultati di questo sistema, chiuso tra mafiosità di vertice, scellleratezza giuridica, illegalità , potere burocatico , privilegi parassitari, interessi di partito sono evidenti e hanno danneggiato il paese rallentandone lo sviluppo. Oltre al citato all’esilio scientifico di migliaia di giovani, appare un numero di laureati molto sotto la media OCSE e metà di Francia e Inghilterra, il penultimo posto per tasso di ricercatori in Europa, 35-40% di abbandoni virtuali (inattività) e reali dall’Università al secondo anno, il 60 % in meno della spesa per studente rispetto agli USA e il 50% rispetto al Nord Europa, enormi spese per il funzionamento delle Università ,disoccupazione a un anno dopo la laurea breve (34%) e la magistrale(30%) e magistrale a ciclo unico (51%) , penalizzazione delle Università del Nord, riduzione del 21% degli investimenti per il diritto allo studio, diminuzione dei ricercatori di ruolo (< 2258 unità dal 2000), senza contare i dati intangibili, come la mediocrità dei docenti universitari, non stimolati all’aggiornamento scientifico didattico, in quanto il loro ruolo è un vitalizio per la pensione, salvo naturalmente le eccellenze. Il fatto è assolutamente grave soprattutto in Medicina, dove l’aggiornamento del docente è legato alla salute della popolazione, attraverso la preparazione degli studenti. In Italia non c’è un docente formato a insegnare la clinica, se si eccettua un’Università libera a Milano, che senza una lira dallo stato ,ha cambiato il paradigma scientifico della medicina e della formazione del medico, di cui è leader indiscussa nel mondo, come anche la WHO ha riconosciuto e il cui Rettore è stato autore di una legge quadro di riforma, pubblicata per impedirne plagi di parte politica.
Il sistema universitario e scientifico attuale in Italia è un’emergenza patologica che penalizza grandemente il mondo del lavoro e produce disoccupazione e degrado culturale del paese, come ho avuto modo di segnalare al Presidente della Repubblica e sta nella centralizzazione e nell’esistenza di un controllo statale del sistema che lo chiude e nella confusione tra diritto allo studio e natura dell’Università. Dove i sistemi universitari sono indipendenti dal potere , come negli USA, i risultati si vedono. Infatti nei primi 10 posti del rank internazionale otto sono di Università americane. Il sistema università e ricerca per fiorire deve divenire aperto e le università come squadre sportive libere di arruolare i migliori giocatori, studenti e docenti, incentivando così direttamente un merito personale , con il potere di arruolare ii docenti e i ricercatori migliori e licenziare gli inetti. Dovrebbe essere il mercato del lavoro e lo studente il miglior arbitro della qualità di un Università, che avrebbe interesse a una certificazione di qualità dei corsi da enti privati, come avviene in Germania e prescritto dall’ENQA., l’ autorità europea per la qualità delle Università. Per questo è necessario che gli studenti acquisiscano un potere di valutazione del rapporto qualità /costo delle rette ,con un portafoglio autonomo dalla famiglia e realizzando un vero diritto allo studio con una borsa per tutti gli iscritti in regola con almeno il 70% degli crediti dell’anno precedente come ho proposto. Sicuramente il tasso dei laureati aumenterebbe. Questo tuttavia comporta da parte dell’Università la piena responsabilità autonoma, statutaria , organizzativa amministrativa, con l’attivazione virtuosa di una competizione tra gli atenei sulla qualità, rendendo inutile un Ministero, che come un tumore, invece ha riprodotto metastaticamente poteri centrali paralizzanti il sistema anche in modo illecito, come abbiamo detto, danneggiando il paese , l’innovazione e il mondo del lavoro. Il merito di stato, istituito dalla legge Gelmini è un’idiozia ,incredibilmente figlia di un governo di centro-destra, solo destinata a esasperare sistemi di controllo e il potere centrale. Con un sistema centrato sulla persona dello studente e del docente invece L’Università deve essere totalmente libera da ogni potere come anche Federico I° nella “Constitutio habita” aveva promulgato nel 954 DC. e assumersi responsabilità statutarie, organizzative, amministrative autonome totali. Questo eviterebbe scandali come è accaduto con l’Università di Siena , di passività pagate dai contribuenti (250 milioni di euro) e i diciassette dipendenti per un bollettino on line, come in un’ università del Meridione. Questi fatti non esisterebbero se le Università dovessero fare i conti, per sopravvivere, con le scelte degli studenti e delle famiglie, che verrebbero avvantaggiate dalla borsa mensile (costo ca 10 miliardi), il costo del bonus Renzi. Lo stato ne risparmierebbe 13 all’anno. Si eviterebbero così ruoli docenti vitalizi per la pensione, ma legati al merito come negli USA e nei paese del Nord Europa . L ’Università deve essere totalmente libera e un Ministero dell’Università e della ricerca , un CUN non dovrebbero neppure esistere, come negli USA- che annoverano nel rank mondiale 8 università tra le prime 10- perché i suoi funzionari , assecondati da Ministri di basso profilo, da sempre , per potere giustificare il loro ruolo e gli stipendi istituiscono poteri di controllo , chiudendo il sistema, come si è verificato , danneggiando lo sviluppo e soprattutto i giovani.
Giuseppe R.Brera
Rettore dell’Università Ambrosiana
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